Psicosomatica
Sempre più spesso accade che sia il corpo, nella sua valenza fisica, a farsi carico della nostra voce, divenendo portatore di una domanda non in grado di esprimersi altrimenti. Una più pervasiva indisponibilità al contatto fisico, facilitata dai moderni strumenti di socializzazione, sta spingendo un po’ alla volta il corpo, come elemento a sostegno delle nostre relazioni, dietro le quinte. Ecco che allora questa forma di esclusione dalla scena, se non in forma di immagine, divarica uno spazio, dove sempre più emergono vissuti che per poter trovare la loro espressione tentano di rilanciare il corpo come protagonista. Un corpo che ha bisogno, attraverso forme morbose a suo carico, non immediatamente comprensibili dalla scienza medica, di rivendicare la sua presenza quasi ponendosi di traverso.
Accogliere la domanda fortemente caratterizzata da un linguaggio che prende forma nella sofferenza del corpo, può essere l’occasione per liberare il proprio corpo da quel carico che impropriamente ha deciso di assumersi. Lo spazio terapeutico, consentirà che sia allora la parola a farsi strada, a trovare nuovi varchi, un nuovo senso narrativo, per farsi carico della propria storia e dei propri vissuti conflittuali, così che il corpo possa condurci, non più ostacolo, lì dove al momento non sembra possibile andare.
Crisi della stabilità emozionale
Esistono un ventaglio piuttosto ampio di espressioni emozionali sulle quali la psicologia pone attenzione rispetto alle sue possibilità di intervento. Avremo allora l’ansia, l’angoscia, la scarsa stima di sé, il senso di fallimento, situazioni di scarso investimento affettivo, forme depressive più o meno severe.
Molto spesso la richiesta di consultazione e quindi di terapia, si determina a partire da un segnale prodotto dal proprio mondo affettivo che lancia un allarme, esprime una rottura, un’incapacità a proseguire sulla propria strada. Si decide in altri termini che è giunto il momento di rivolgersi a qualcuno, di chiedere un aiuto, in quanto gli strumenti messi in campo sino a quel momento non sono più sufficienti.
Partire da quel segnale più vivido che sottoscrive la narrativa della propria richiesta, diviene il punto di partenza dal quale muovere per comprendere le ragioni più ampie sulle quali lavorare, per ospitare forme di adattamento più evolute a sostegno del proprio progetto di vita.
La terapia sarà allora volta a costruire nuovi modelli relazionali, meno ostili nei confronti della realtà, più salutari in termini produttivi e di coinvolgimento affettivo. L’emozionalità non cesserà di offrirsi ai pensieri; piuttosto, forme di pensiero più profonde ed evolute consentiranno di disporre di contenitori mentali più adeguati, utili a non disperdere energie da offrire alla propria progettualità.